Beatrice Ferrazzano – Leggere è uguale per tutti

Leggere è uguale per tutti, anche per un cieco?

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Cosa significa leggere? Un bambino (svedese) cieco di otto anni cercò di descrivere la sua scoperta della lettura con il Braille in questo modo: “le dita toccano e qualcosa arriva alla punta delle dita e quando ci hai pensato per un po’, ne viene fuori che si tratta di una “h” e di una “k” e che… io non so da dove viene fuori. Arriva al cervello che ci pensa su e poi tu dici le parole con la bocca… E così strano che tutto ciò possa arrivare alla bocca attraverso le dita”.

Certo è strano che la lettura avvenga per la maggior parte di noi senza il minimo sforzo! Come funziona tutto ciò?

Leggere è un processo molto complesso. Le esigenze della nostra lettura variano molto e noi abbiamo bisogno di strategie diverse per affrontare le varie situazioni che la lettura durante il giorno ci propone. Il testo che dobbiamo leggere è molto diverso da situazione a situazione. Ci serve la capacità di leggere velocemente in alcune situazioni, di saper scorrere le pagine in altre e quella di poter godere la lettura di ogni parola piuttosto lentamente quando ci rilassiamo con un romanzo. Lo scopo della lettura e la difficoltà del testo, ci indicheranno la strategia da seguire. Saper leggere quindi significa comprendere il testo. Che la lettura sia basata sulla comprensione del testo è la teoria che attualmente viene più seguita.

L’editoria tattile per bambini non vedenti ha sue caratteristiche proprie, che possono tuttavia costituire una esperienza didattica condivisibile con tutti.

La conoscenza che scaturisce dalle esperienze è la condizione necessaria per sviluppare il linguaggio e la capacità di leggere e scrivere. Le esperienze sono organizzate nel nostro cervello in schemi che ci fanno capire e interpretare ciò che stiamo leggendo. Dipende dallo schema individuale se si capisce ciò che è scritto o detto. Le nostre sensazioni, le nostre aspettative e fantasie, mentre leggiamo, sono in gran parte influenzate dalle nostre precedenti impressioni e conoscenze. Un ricercatore svedese (Afe Edfeldt) parla dell’importanza della pre-comprensione quando si legge. Per pre-comprensione si intende tutto il bagaglio di esperienze di un individuo. La pre-comprensione si attua quando esperienze precedenti e conoscenze effettive si pongono in relazione con il testo. Per arrivare alla comprensione del brano occorrono la pre-comprensione e la capacità di riconoscere le lettere. Il riconoscimento delle lettere è automatico per un buon lettore: egli legge senza rendersene conto. La comprensione invece non potrebbe mai essere automatica. Se si ha una buona pre-comprensione per l’obiettivo che la lettura pone, questa riuscirà molto meglio. Se si ha una pre-comprensione molto scarsa, resto non potrà essere compreso e lo sforzo finalizzato alla comprensione produrrà un più rapido affaticarne La domanda è: accade la stessa cosa se parliamo di Braille?

Voglio raccontarvi lo studio di Kerstin Fellenius (1999), Istituto di Scienze dell’Educazione di Stoccolma, dell’equipe del Tomteboda Center di Stoccolma, che fece la seguente ricerca nel 1988: osservò e valutò circa 14 bambini di seconda elementare di cui 8 erano ciechi dalla nascita e 6 con una grave minorazione visiva, di questi ultimi 6, 4 leggevano in Braille e 2 con caratteri ingranditi. Individuò nella biblioteca locale un testo adatto all’età dal titolo “Chi ha rubato la torta di mirtilli?” e cominciò l’esperimento. Sottopose a tutti i bambini la lettura del testo e valutò il loro livello di comprensione, con giudizi del tipo, molto buono, buono, male, molto male. Riscontrò che tutti i bambini del gruppo che avevano una se pur minima capacità visiva, avevano preso buono, i non vedenti dalla nascita avevano preso male. Come mai? Esaminando il testo della storia scoprì, che l’autore aveva scritto il libro secondo schemi mentali adatti ai bambini di quell’età in grado di vedere. Essi sanno che se uno sorride, gli si possono vedere i denti e se questa persona ha mangiato mirtilli i denti diventano blu! Le loro esperienze pregresse, gli avevano permesso di comprendere il testo senza spiegazioni aggiuntive, invece necessarie per i ciechi dalla nascita. La mappa mentale che si costruisce in seguito a delle esperienze reca l’impronta del canale sensoriale che l’ha veicolata.

I concetti sono gli stessi, ma la mappa mentale che riconduce ad essi è differente. Tutto questo per giungere a dire cosa? Come si può stimolare l’interpretazione del testo per i lettori in Braille? Come possiamo favorire la pre-comprensione in un bambino minorato della vista? Possiamo aiutare il bambino minorato della vista a raggiungere una migliore precomprensione proponendogli molte esperienze, fornendogli parole in situazioni concrete e controllando spesso quale “mappa mentale” c’è dietro le parole che il bambino usa.

Il bambino vedente ha dalla sua parte le molteplici immagini che accompagnano i suoi testi che gli suggeriscono la pre-comprensione necessaria per comprendere il testo. E il bambino che non vede?

“Leggere è uguale per tutti”, questo è il titolo del catalogo dei libri tattili illustrati che la Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi, da alcuni anni è impegnata ad arricchire sempre di nuovi titoli. Si tratta di libri illustrati che sebbene nati per accogliere esigenze specifiche sono libri per tutti. La ricchezza di questa iniziativa sta proprio in questo, nella specificità fruita da tutti.

Consentitemi di fare insieme a voi alcune considerazioni di carattere generale, che rappresentano i criteri ispirativi dell’editoria tattile per l’infanzia.

Immaginiamo di non saper parlare, di non saper leggere, di non avere idea di cosa sia un libro. Un bimbo da zero a tre anni ha appena imparato a percepire il suo corpo. Inizia pian piano a distinguere tra sé e il suo spazio vitale, lo “spazio libero” e lo “spazio occupato” dagli oggetti e persone che gli stanno intorno. Il bambino comincia a capire cosa può fare con il primo strumento a sua disposizione: le mani. Un bimbo così piccolo può leggere un libro? Leggerlo in senso letterale ovviamente no. Sicuramente può iniziare a toccarlo.

La prima cosa che spontaneamente facciamo per conoscere un oggetto non è forse afferrarlo per sentirlo tra le mani? Lo prendiamo e o stringiamo, lo soppesiamo, lo colpiamo e cerchiamo di capire se è possibile modificare la sua forma tramite la nostra forza o pressione. In breve ci ingegniamo per conoscere attraverso il tatto l’utilità e lo scopo di un oggetto.

Esperire stimoli tridimensionali, colorati tattilmente consente alla percezione tattile come primo e importante canale di conoscenza, di archiviare nella memoria l’emozione dì una storia. La criniera del leone che fuoriesce dalla copertina; il vello candido e riccioluto della pecorella, il pelo morbido e soffice di un gattino, che possono essere toccati, evocano sensazioni, emozioni, che rendono quell’esperienza ricca e da ricordare.

In una pagina il pulcino avrà un morbido peluche giallo, nell’altra la mucca un pelo più corto ispido, l’asinello grigio e così via. Il tatto diventa il filo conduttore della storia e un importante strumento di conoscenza della funzionalità del libro per il giovanissimo lettore.

Ecco apparire un mondo fatto di racconti che si leggono, attraverso la voce dei grandi, che si guardano, grazie alle immagini colorate e definite e che si possono anche toccare!

Queste considerazioni appena citate non attengono a criteri specifici relativi alla minorazione visiva, ma all’editoria tattile per l’infanzia. Il contributo rilevante, il valore aggiunto che proviene dall’esperienza del mondo della disabilità visiva consiste nell’arricchire la varietà dei colori, con il rilievo tattile, con la molteplicità delle texture, con nuove suggestioni, rimandi sensoriali che solo chi conosce come funziona l’integrazione sensoriale può valorizzare. Creare un’immagine in rilievo, non significa necessariamente aver creato un’immagine tattile. Ecco perché i libri prodotti dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi sono libri di fattura rilevante e dall’alto valore pedagogico, veri strumenti di integrazione scolastica e sociale non solo per tutti quei bambini affetti da disabilità visiva, ma anche per chi ha difficoltà di apprendimento e per chi non ne ha affatto.

Si tratta di libri appositamente studiati per consentire anche al bombino con disabilità visiva di possedere e sfogliare un testo illustrato. I libri che fanno parte della collana “Sotto a chi tocca!” presentano le seguenti caratteristiche:

  • Illustrazioni tattili realizzate con differenti texture a fronte del testo.
  • Presenza del doppio carattere nero-Braille. La presenza di caratteri ingranditi consente anche ai bambini ipovedenti di poterlo leggere. Il Braille stampato su pvc trasparente è sovrapposto al testo in nero in modo che il libro possa essere letto contemporaneamente da vedenti e non vedenti.
  • Rilegatura che permette la totale maneggevolezza del libro anche per l’esplorazione delle illustrazioni tattili corrispondenti.
  • Illustrazione di oggetti reali, semplicità di forme, contorni e visione di insieme ben definiti, materiali diversificati evocanti contesti quotidiani.
  • Legame tra un’immagine e la successiva, attraverso sia lettere che parole che poi leggeranno i grandi a seconda dell’età del bambino, ma anche attraverso immagini e figure coerenti.
  • Veste grafica accattivante e allettante anche per i compagni vedenti, favorendo quindi la condivisione e la socializzazione.
  • Robustezza delle pagine.

Questi libri sono un’ottima opportunità per genitori e amici per accompagnare i bambini nelle prime esperienze di lettura. E’ risaputo che i bambini piccoli acquisiscono la consapevolezza che ciò che si legge è collegato alle parole che dicono e ascoltano, osservando altre persone che leggono e scrivono. Imparare a leggere è un processo che può essere favorito dal coinvolgimento dei genitori e di chi si prende cura del bambino. In genere i bambini minorati della vista arrivano al processo di alfabetizzazione non con lo stesso bagaglio di informazioni dei bambini che vedono, essi a differenza dei propri coetanei vedenti che da subito sono circondati da immagini e scritte, e accedono in modo frequente, spontaneo e casuale agli eventi del loro mondo su libri, manifesti pubblicitari, e innumerevoli altri supporti, giungono ai primi puntini e alle prime immagini solo all’ingresso della scuola primaria.

La lettura di immagini è propedeutica alla lettura propriamente detta: infatti, le immagini sono simboli che rappresentano oggetti ed in quanto tali possono essere “letti”, cioè decodificati, e “scritti”, cioè disegnati. Quando il bambino scopre che oltre agli oggetti si possono “disegnare”, cioè scrivere anche i suoni, egli si avvicina gradatamente al simbolismo della lingua scritta, comprendendo che le lettere sono i simboli che stanno per le parole dette. (L. Cisotto, 2006, p. 50).

Va però considerato che per il bambino con grave deficit visivo la capacità di riconoscere e simbolizzare la realtà attraverso la costruzione di codici iconici, immagini presuppone una guida educativa, una mediazione che favorisca la comparazione tra la realtà stessa e l’immagine che la rappresenta. Quanto più egli ha consuetudine con eventi rappresentativi della realtà, tanto più può comprendere che essa è codificabile e narrabile. In sintesi, possiamo affermare che i libri tattili illustrati sono mediatori essenziali per sollecitare la curiosità, la comprensione, l’analisi percettiva, la ricostruzione di fatti e la produzione verbale anche del bambino con deficit visivo.

Per il bambino con disabilità visiva portare nella scuola dell’infanzia e proporre ai compagni i “propri” libri, più volte letti ed esplorati nella parte illustrata come in quella Braille, significa condividere con loro un’expertise. Sarà quindi più facile per i compagni intuire come la diversità non comporti solo difficoltà, ma anche soluzioni che talvolta si traducono in “prodotti” più appetibili per tutti.

Rodari scriveva:

“Una parola gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un movimento che interessa l’esperienza e la memoria, la fantasia e l’inconscio e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione, ma vi interviene continuamente”.

Tutto ciò non è patrimonio esclusivo dei vedenti, gli stessi processi possono e devono essere sollecitati anche nel bambino che non vede.

 

Bibliografia

Cisotto, L. (2006). Didattica del testo. Processi e competenze. Roma: Carocci. Fellenius Kerstin, F. (1999). Reading acquisition in pupiis with visual impoirments in mainstream educotion (Apprendimento della lettura da parte di alunni minorati della vista frequentanti le scuole ordinarie), Stock-holm: Stockholm Institute of Education Press.

Gatti, V. (2010). Il libro tattile. URL: http://www.infanzia.it/articoli-e-notizie/ consigli-per-genitori/il-libro-tattile.html

Polato, E. (2010). Per immaginare, la mente ha bisogno di immagini. L’importanza dei libri illustrati tattilmente come mediatori per l’alfabetizzazione e la relazione nei bambini in età prescolare (Contributo in occasione della manifestazione “Libri che prendono forma”, Roma 17 marzo 2010, MIBAC-FNIPC)

Tiflologia per L’Integrazione (2000), fase. n. 4.

 

Beatrice Ferrazzano,

responsabile del Centro di Consulenza Tiflodidattica di Foggia

 

Isabella Guerrieri Natoli, La scuola e l’alunno non vedente, Monza: Biblioteca Italiana per i Ciechi, 2012, 106 p. (Euro 5,00).

Con un linguaggio piano e scorrevole, l’autrice ci trasmette la passione e la creatività della sua lunga esperienza di insegnante di bambini con disabilità visiva. Il discorso didattico, articolato nelle diverse materie, si arricchisce delle profonde osservazioni e dei numerosi suggerimenti pratici, che fanno di questo libro solo all’apparenza un manuale operativo: in realtà un discorso articolato sull’apprendimento e sull’integrazione.

Il volume può essere richiesto alla Biblioteca Italiana per i Ciechi al n. 039.283271, o acquistato presso il Centro di Documentazione Tiflologica (www.bibciechi.it/cdt.htm) e presso i Centri di Consulenza Tiflodidattica (www.bibciechi.it/cd.htm).

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