AD OCCHI CHIUSI. ARTE E ARTE TERAPIA
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“… ti si schiudano come occhi le mani ” Paul Eluard
I rapporti fra arte e condizione non vedente o ipovedente sono molteplici e complessi. Presenterò artisti e artiste, più o meno noti/e, che si sono appassionati/e a questo tema. Cioè ai rapporti tra vista e visione, fra senso della vista e senso del tatto, tra sentimento del vedere e sentimento del toccare. I personaggi ai quali si farà riferimento offrono, nella loro esperienza esistenziale ed artistica, spunti di riflessione e suggerimenti concreti per attività di laboratorio da proporre a tutti. All’età dell’infanzia e della adolescenza, all’età adulta, alla terza e quarta età. A persone vedenti, ipovedenti e non vedenti.
BENEDETTO TATTILISMO
Il nostro percorso può cominciare in un ambiente speciale, il Museo Omero di Ancona, che ha fatto della fruizione dei non vedenti la sua “mission”. Nella sezione di arte contemporanea è conservata una delle copie originali del “Manifesto sul tattilismo” (11 gennaio 1921) di Filippo Tommaso Marinetti. Leggendolo con attenzione ci si può far contagiare dall’entusiasmo dell’autore per questa dimensione dell’esperienza, da lui iniziata a sperimentare in guerra “nel sotterraneo buio di una trincea a Gorizia, nel 1917 – scrive – quando per la prima volta iniziai a toccare gli oggetti intorno a me, sforzandomi di riconoscerli”. Ve lo propongo, interrotto qua e là da brevi commenti. “Ho creato una prima scala educativa del tatto, che è nello stesso tempo una scala di valori tattili pel Tattilismo, o Arte del tatto. Prima scala, piana, con 4 categorie di tatti diversi.
Prima categoria: tatto sicurissimo,astratto, freddo. Carta vetrata, carta argentata.
Seconda categoria: tatto senza calore, persuasivo, ragionante. Seta liscia. Crespo di seta.
Terza categoria: eccitante, tiepido, nostalgico. Velluto, Lana dei Pirenei, Lana, Crespo di setalana.
Quarta categoria: quasi irritante, caldo, volitivo. Seta granulosa, Seta intrecciata, Stoffa spugnosa. Seconda scala, di volumi.
Quinta categoria: morbido, caldo, umano. Pelle scamosciata, Pelo di cavallo o di cane. Capelli e peli umani, Marabù.
Sesta categoria: caldo, sensuale, spiritoso, affettuoso. Questa categoria ha due rami: Ferro ruvido, Spazzola leggera, Spugna, Spazzola di ferro, Peluche, Peluria della carne o della pesca, Peluria d’uccello.
Mediante questa distinzione di valori tattili, ho creato:
1. – Le tavole tattili semplici che presenterò al pubblico nelle nostre contattilazioni o conferenze sull’Arte del tatto. Ho disposto in sapienti combinazioni armoniche o antitetiche i diversi valori tattili catalogati precedentemente.” A questo punto F. T. Marinetti introduce una variante molto significativa. Nelle tavole tattili astratte o suggestive non è più in gioco il senso del tatto ma il sentimento del tatto, qui 2 coinvolto in un viaggio di mani. Come nella tavola tattile “Sudan – Parigi” già esposta alla mostra “Futurismo & futurismi” a Palazzo Grassi, Venezia, nel 1986. Ascoltiamolo…
2. – Tavole tattili astratte o suggestive (Viaggi di mani). Queste tavole tattili hanno delle disposizioni di valori tattili che permettono alle mani di vagare su di esse seguendo tracce colorate e realizzando così uno svolgersi di sensazioni suggestive, il cui ritmo a volta a volta languido, cadenzato o tumultuoso, è regolato da indicazioni precise. Una di queste tavole tattili astratte realizzate da me e che ha per titolo: Sudan-Parigi, contiene nella parte Sudan dei valori tattili rozzi, untuosi, ruvidi, pungenti, brucianti (stoffa spugnosa, spugna, carta vetrata, lana, spazzola, spazzola di ferro); nella parte Mare, valori tattili sdrucciolevoli, metallici, freschi (carta argentata); nella parte Parigi, valori tattili morbidi, delicatissimi, carezzevoli, caldi e freddi ad un tempo (seta, velluto, piume, piumini). E qui Marinetti ci sorprende con una proposta differenziata per genere, probabilmente ispirata al sodalizio esistenziale e professionale con la moglie, l’artista Benedetta Cappa, da lui definita “mia eguale, non discepola”
3. – Tavole tattili per sessi diversi. In queste tavole tattili, la disposizione dei valori tattili permette alle mani di un uomo e di una donna, accordate fra loro, di seguire e valutare insieme il loro viaggio tattile. Queste tavole tattili sono svariatissime, e il piacere che danno si arricchisce d’inatteso, nell’emulazione di due sensibilità rivali, che si sforzeranno di sentir meglio e di spiegar meglio le loro sensazioni concorrenti. Questa tavole tattili sono destinate a sostituire l’abbrutente gioco degli scacchi. Nelle proposte che seguono Marinetti si dedica anche all’abitare. Sappiamo che la casa di Piazza Adriana, a Roma, fu in tal modo arredata da lui e da Benedetta.
4. – Cuscini tattili.
5. – Divani tattili.
6. – Letti tattili.
7. – Camicie e vestiti tattili.
8. – Camere tattili. In queste camere tattili avremo pavimenti e muri formati da grandi tavole tattili. Valori tattili di specchi, acque, correnti, pietre, metalli, spazzole, fili leggermente elettrizzati, marmi, velluti, tappeti che daranno ai piedi nudi dei danzatori e delle danzatrici un piacere variato.
9. – Vie tattili.
10. – Teatri tattili. Avremo dei teatri predisposti pel Tattilismo. Gli spettatori seduti appoggeranno le mani su dei lunghi nastri tattili che scorreranno, producendo delle sensazioni tattili con ritmi differenti. Questi nastri tattili potranno anche essere disposti su piccole ruote giranti, con accompagnamenti di musica e di luci.” Ora Marinetti propone le tavole tattili come generatrici di improvvisazioni verbali, come in un laboratorio di scrittura creativa. E ci indica anche le regole del gioco, utilizzando bende o un surplus di luce…
11. – Tavole tattili per improvvisazioni parolibere. Il tattilista esprimerà ad alta voce le diverse sensazioni tattili che gli saranno date dal viaggio delle sue mani. La sua improvvisazione sarà parolibera, ossia liberata da ogni ritmo, prosodia e sintassi, improvvisazione essenziale e sintetica e quanto meno umana possibile. Il tattilista improvvisatore potrà aver bendati gli occhi, ma è preferibile avvolgerlo nel fascio di raggi d’un proiettore. Si benderanno gli occhi ai nuovi iniziati che non hanno ancora educato la loro sensibilità tattile. Quanto ai veri tattilisti, la piena luce d’un proiettore è preferibile, poiché l’oscurità produce l’inconveniente di concentrare troppo la sensibilità in una astrazione eccessiva.” Ed eccoci alle sorprendenti, attualissime proposte educative.
Educazione del tatto.
1. – Bisognerà tenere inguantate le mani per molti giorni, durante i quali il cervello si sforzerà di condensare in esse i desideri di sensazioni tattili diverse.
2. – Nuotare sott’acqua, nel mare, cercando di distinguere tattilisticamente le correnti intrecciate e le diverse temperature.
3. – Enumerare e riconoscere ogni sera, in un’oscurità assoluta, tutti gli oggetti che sono nella camera da letto. Appunto col dedicarmi a questo esercizio nel sotterraneo buio di una trincea di Gorizia, nel 1917, io feci i miei primi esperimenti tattili.(…) Il Tattilismo creato da me è un’arte nettamente separata dalle arti plastiche. Non ha nulla a che fare, nulla da guadagnare e tutto da perdere con la pittura o la scultura. Bisogna evitare quanto più sia possibile, nelle tavole tattili, la varietà dei colori, che si presta ad impressioni plastiche. I pittori e gli scultori, che tendono naturalmente a subordinare i valori tattili ai valori visuali, potranno difficilmente creare delle tavole tattili significative. Il Tattilismo mi sembra particolarmente riservato ai giovani poeti, ai pianisti, ai dattilografi, e a tutti i temperamenti erotici, raffinati e potenti.(…). Deve aver per scopo le armonie tattili, semplicemente, e collaborare indirettamente a perfezionare le comunicazioni spirituali fra gli esseri umani, attraverso l’epidermide. La distinzione dei cinque sensi è arbitraria e un giorno si potranno certamente scoprire e catalogare numerosi altri sensi. Il Tattilismo favorirà questa scoperta.” Ma torniamo a lei, a Benedetta Cappa (1897-1977). 1) Sin da giovanissima realizza oggetti didattici per il suo lavoro di maestra d’infanzia. Frequenta da allieva lo studio di Balla. Qui, tra il 1917 e il ’18, incontra F. T. Marinetti, che sposa nel 1923. Al 1919-1920 risalgono le sue “Tavole Tattili”, nuovi oggetti nei quali l’arte diventa azione. Benedetta e il marito le fecero sperimentare alle loro tre figlie: Luce, Ala e Vittoria, per percepire la molteplicità delle loro reazioni ed espressioni. Nel novembre del 1924 Benedetta partecipa al Primo congresso futurista sviluppando il tema: “Il pittore futurista sconfinando dai limiti avvilenti dei tubetti e delle tele, mediante complessi plastici polimaterici rumoristici (in cui visivamente, tattilmente si odono i rapporti fra colore e materia, forma e peso, calore ed emotività), coglie con verginità, dà con immediatezza il suo universo di forze e ritmi, utilizzando gli elementi essenziali che faranno viva la sua creazione”. 2)
LETTERE TATTILI
Al Tattilismo si ispirò Bruno Munari, artista e designer, che condivise, per un certo periodo, l’avventura artistica del futurismo. Ma fu anche, come si definì lui stesso: “ Quello dei nuovi libri per bambini del 1945.(…) Quello dei giochi didattici (…) Quello dei laboratori per bambini al museo. 1977. Il primo è stato realizzato al Museo di Brera, altri in altri paesi.” 3) Nel 1979 nacquero i laboratori tattili. Dove? A Milano a Palazzo Reale in occasione della mostra “Le mani guardano” proveniente dal Beaubourg di Parigi.. “Alcune esposte al tatto dei visitatori, comunicavano tutta una serie di gradienti tattili di varia qualità (…) Una specie di catalogo ordinato di alcune qualità tattili delle diverse materie. TATTO E FORMA: una delle prime operazioni che azzerano la comunicazione visiva e accentuano quella tattile consiste nel mettere a disposizione del bambini un gruppo di oggetti della stessa forma, ma di diverso tatto. CALDO E FREDDO CONCAVO E CONVESSO: la percezione tattile è comunicata attraverso oggetti plastici dei quali si può percepire il lato concavo e quello convesso. CONTRASTI: le prime esperienze tattili dovrebbero essere orientate sull’evidenza dei contrasti (…) dopo questo contatto si possono fare le prime classificazioni e (…) relative scale di valori. MATERIALI: tutti i materiali texturizzati plasticamente vanno benissimo per esercitare il senso del tatto e comporre tavole tattili. STRUTTURE TATTILI: (…) il senso del tatto può rivelare anche delle strutture diverse di uno stesso materiale.” 4) Nel libro “I laboratori Tattili”, da lui curato, già da pag. 4 si cita il “Tattilismo” e si propone una fotografia della tavola “Sudan – Parigi” “Se noi pensiamo che è bene conservare la globalità sensoriale degli individui per una maggiore e più diretta conoscenza dei fenomeni, ci dovremmo occupare della educazione tattile. (…) NON TOCCARE! Quante volte i bambini si sentono ripetere questa imposizione. Nessuno direbbe mai: non guardare, non ascoltare, ma pare che il tatto sia diverso, molti pensano che se ne possa fare a meno. (…) Lasciar toccare secondo i tempi di ognuno, e poi parlare con i bambini sulle loro sensazioni cercando di formare un pensiero sperimentale approfondito (nei limiti infantili) sulle minime differenze. (…) L’amatissimo orsacchiotto di peluche, che tutti i bambini hanno toccato e portato a letto per avere una compagnia durante il sonno, è una dimostrazione dell’ importanza del valore tattile nella formazione della sensibilità.” 5)
IL FILO DEL PENSIERO
Seguiamo il filo del pensiero di Munari. “La percezione lineare –scrive- è comune: alla musica, alla comunicazione verbale, alla letteratura. Comprende la dimensione temporale che l’arte visiva non ha. La percezione tattile è di tipo lineare: fili, corde, nastri, fettucce, strisce, nodi, catenelle, … vanno bene per comporre oggetti di comunicazione tattile. Oltre alle composizioni tattili lineari su tavolette, strisce, o con fili, si possono costruire oggetti mettendo insieme materiali con differenti valori tattili.” Ed eccoci alle costruzioni tattili: oggetti tridimensionali, micro o macro, che mettono assieme diversi materiali con diversi valori tattili. “Questi oggetti hanno un altro uso: possono essere cominciando come uno vuole: dal di fuori, dal di dentro, dall’alto in basso, da destra o da sinistra, con una mano o con due: si possono stabilire percorsi tattili ogni volta diversi. Ogni percorso può stimolare a produrre racconti diversi, basta dare un valore figurativo a un valore tattile, morbido come il gatto, duro come il marciapiede, ruvido come il muro, concavo come una scodella, convesso come una tegola”. 6) Le costruzioni tattili sono oggetti stimolo, generatori di narrazioni, di libere associazioni, di evocazioni, di improvvisazioni, di memorie, di storie. Bruno Munari nel 1976 realizza il “Messaggio tattile per una bambina non vedente” . Il messaggio era fatto con uno spago su cui erano attaccati alcuni oggetti di materiali diversi, che si incontravano facendo passare lo spago tra le dita. Riprende la “Tavola Tattili” del 1943, “opera d’arte da percepire con il tatto, indispensabile per un non vedente, ma altrettanto importante per i vedenti.” 7)
IL COLLAGISTA
Jiri Kolar nasce nel 1914 in Boemia e muore a Praga nel 2002. “Oggi – scrive Angelo Maria Ripellino – l’omofonia collage – Kolar illude molti che vi sia connessione semantica tra il genere originato dallo sposalizio di forbici e colla e il cognome (che poi vuol dire ) di uno dei più prestigiosi in Europa imbastitori di collages”. 8) L’artista nel 1983 portò a termine il “Dizionario dei metodi” in cui illustrava 77 modi di fare collage, da lui inventati o reinterpretati. Tra gli altri: anticollage, collages di fori, collage tattili e narrativi, froissage, poesie perforate, rollage, sgualciage, ventilage, chiasmage e i pazzogrammi, assemblati con i tracciati degli elettroencefalogrammi. 9) E poi i POÈMES À L’USAGE DES AVEUGLES. Scrive Kolar: “Si può perdere la vista, l’udito, l’odorato, il gusto senza smettere di vivere, senza perdere il diritto ad una esistenza piena. Ma che ne è del tatto? La facoltà di leggere con la punta delle dita, di sostituire la vista con la sensibilità tattile è una verità, un miracolo divenuto realtà. Ciascuno, in un istante o in un altro, ha brancolato nelle tenebre… Io ho avuto semplicemente l’idea (…) di fare qualcosa per il tatto; ho pensato che l’alfabeto Braille potesse essere insufficiente, poiché io stesso trovavo che la scrittura normale lasciasse a desiderare. Era anche un primo passo verso poesie destinate puntualmente a uno o all’altro singolo senso (…). Questa “puntualità” era il marchio principale non solo dei miei poemi per ciechi (non è necessario dire che conoscevo le matrici e l’incisione in rilievo), ma anche dei poemi visuali, olfattivi, mimici e uditivi” 10)“I poemi per non vedenti nacquero il 30 gennaio 1962. Iniziò a preoccuparlo molto il pensiero di riuscire a creare una poesia per l’uomo cieco. Gli venne l’idea sentendo domandare “E dopo?” da qualcuno che passava sotto la sua finestra. Uno spicchio di luna illuminava il cielo stellato. Cosa poteva afferrare un cieco della disposizione delle stelle nel cielo? La mattina seguente Kolar realizzò il primo poema per ciechi con la composizione del cielo stellato. Nuova follia, realizzata questa volta con uno strumento appuntito e in seguito con svariati oggetti da incisore, che riproducevano sulla superficie del collage le pagine con l’alfabeto Braille usate dai ciechi per la lettura.. I poemi per non vedenti furono il primo passo per la creazione dei poemi incentrati sugli altri quattro sensi.” 11)
ALTRI ED ALTRE, ANCORA…
Gettiamo in aria dei sassolini magici. Cadendo danno inizio a nuovi sentieri di ricerca sul tema arte e tatto: Brancusi realizzò delle Sculture per ciechi, Itten le Scale tattili, Gilardi un Tappeto per ciechi. E poi tutta la ricerca sviluppata dai libri-oggetto. “Se pensiamo che la parola volume contiene nella sua etimologia, volumen, il verbo avvolgere”12) comprendiamo come un qualsiasi libro richieda un rapporto con le mani, con il tatto, con i gesti … tanto più i libri-oggetto. Detti anche non libri. “Ma ogni negazione indica presenza. Sono libri negati e insieme potenziati da una capacità di rompere le dighe della regola per formulare il senso a livello percettivo, usando dei mezzi che il libro mette disposizione: suddivisione, pluralità, sequenzialità, forma, volume. Espressioni plastico-poetiche con una maggiore accentuazione dell’una o dell’altra delle componenti (comprendendovi quella tattile e fonica); comunicano al di là del linguaggio, per i rapporti che sollecitano tra materia, colore, forma, struttura, 6 parola.”13) Di Elisabetta Gut i Libri seme, i Libri foglia dalle pagine di foglie secche e i Libri ombra, la pagina punzonata, con un rametto che svetta e la sua ombra accanto. 14) Il libro di marmo e di alabastro di Mirella Bentivoglio intitolato“Roma”. I testi tessili di Sveva Lanza. Il Tactile book di Pia Pizzo. I libri sfilati di Maria Lai che fin dagli anni Sessanta ha utilizzato soprattutto il filo. Nei suoi libri fili di parole si disfano sulle linee delle pagine di stoffa e cadono come grovigli di pensieri, tracce di una nuova comunicabilità.
CON LE MANI
Ecco, a più voci, un elogio delle mani. Uno dei regali che la mostra francese “Le mani guardano” ci ha fatto. Tutte le citazioni che seguono provengono dal suo stimolante catalogo. 15) “Qualunque cosa abbia un peso, o abbia il caldo battito della vita, che abbia una scorza, una veste, una pelle, che sia scheggiata, levigata, o intatta, tutto ciò può essere sempre sentito dalla mano. E’ un’ esperienza che la vista o lo spirito da soli non possono realizzare. Per possedere il mondo ci vuole una sorta di fiuto tattile. La vista scivola lungo l’universo. L’azione della mano definisce il vuoto dello spazio e il peso delle cose che lo occupano”. Henri Focillon “Hanno uno stretto legame con il cuore. Obbediscono al cervello che ha bisogno di loroazioni, sentimenti, emozioni- perché la persona sia completa. Fanno incontrare corpo e spirito Vengono spesso descritte come degli attrezzi. E’ troppo semplice. Le mani non sono separate come un’isola. Costituiscono due lunghe penisole rispetto al continente corpo.” Hubert Comte “I numerosi aggettivi che qualificano il tatto, vengono utilizzati per individuare i diversi modi di avere rapporti con gli altri. Duro, molle, liscio, glaciale, freddo, tiepido, caldo, bollente, ecc., indicano le gioie e i dolori dell’incontro con l’altro… Parole glaciali, sguardi duri, propositi brucianti, conversazioni tiepide”. Jean Brun “Afferrando senza stringere e toccando senza mescolare, la mano è il mezzo con cui ci apriamo al mondo e ci rinchiudiamo, dopo, su noi stessi. Essa perciò è l’organo del rischio. La mano che vaga alla cieca trascina con sé l’ Io e lo espone, in ogni senso del termine” Jean Brun “Il tatto: l’unico senso che contenga un elemento di reciprocità. Toccare è nello stesso tempo essere colpito da ciò che si tocca. L’occhio può vedere senza essere visto, l’orecchio può ascoltare senza essere ascoltato, ma la mano non può toccare senza essere essa stessa toccata”.
Jean Brun
POVERI MA BELLI
I materiali poveri e di scarto sono recuperati creativamente da un variegato filone di ricerca artistica, dal teatro di figura, dalla scenografia, dal cinema di animazione. Spesso la didattica e il fai-da-te li utilizzano “mascherandoli” con forme e colori posticci che dovrebbero renderli, se non belli, accettabili. Ma per mutarli da “Cenerentole” in “Principesse” c’è bisogno di un atto trasformativo, più semplice ed insieme più profondo. La formula magica non è segreta, ed è quella sempre capace di cambiare l’insignificanza in significato. Perché nei materiali poveri ma belli ci siamo noi, tutti interi con i nostri corpi, le nostre storie, le nostre vite! Utilizziamo i materiali di recupero in modo comunicativo ed espressivo. Essi ci donano la possibilità di elaborare contenuti personali importanti, di prendere confidenza con le nostre parti “cenerentole”, quelle rifiutate (da noi stessi, dagli altri). Parti sempre riciclabili, ovvero trasformabili di nuovo. Questi materiali possono essere utilizzati nel collage (dove sono fissati su superfici), nell’assemblage (dove sono messi insieme in modo tridimensionale), nel teatro di figura (che utilizza gli oggetti inanimati come suoi attori). 16) Con i materiali di recupero hanno “giocato”: i cubisti, i futuristi, i surrealisti, i dadaisti, gli artisti pop e gli artisti “poveri”. Ci sono due maniere per fare assemblage e collage con i materiali poveri. La prima consiste in un accumulo di oggetti e di detriti. Pioniere di questa prima maniera fu il tedesco Kurt Schwitters (1887-1948). 17) Frugava negli immondezzai raccogliendo gli oggetti meno allettanti . Con quei rifiuti componeva quadri o costruiva oggetti sorprendenti, splendori che trionfano sull’effimero e sull’abbandono. 18) La seconda maniera ha a che fare con il gusto della collezione ed associa gli oggetti secondo sottili e segrete corrispondenze. Le sue realizzazioni sono ambientate in contenitori che danno il senso del privato e del protetto. Scatole, vetrine, armadietti, scrigni. L’americano Joseph Cornell (1903-1972) ne è il massimo poeta. 19) Cornell visse, isolato dalla scena artistica,in compagnia della madre e del fratello Robert, affetto da paralisi cerebrale. Costruì per lui i primi oggetti, somiglianti a giocattoli. 20) Amava ogni materiale usato dal tempo, ogni frammento e relitto. Nel 1936 costruì le prime scatole, piccoli mondi misteriosi abitati da lune, cristalli, sabbie, anelli, turaccioli, conchiglie, orologi sventrati, palline di vetro e stelle lontane. 21)Con i materiali poveri e di recupero si possono raccontare storie, creare personaggi, animare palcoscenici di teatri piccolissimi. Il pittore Paul Klee costruì dei burattini per intrattenere il figlio Felix, usando ritagli di stoffa e oggetti vecchi Questi materiali sono poveri ma belli! Possono essere usati per raccontare emozioni, sensazioni, idee. Esprimendoci con i materiali poveri, ci esorta James Hillman, possiamo “ridare anima agli oggetti”. 22)
VISIVI O TATTILI?
Herbert Read eminente teorico e critico d’arte inglese si dedicò a una ricerca sull’impulso estetico originario, che lo portò a confrontarsi, anche su basi sperimentali, con le espressioni grafiche dei bambini. Termina il suo libro “Educare con l’arte” 23) il primo giugno del 1942. I bombardamenti inglesi su Colonia, i combattimenti in Ucraina e in Libia sono lo sfondo tragico del suo lavoro. Scrive: “Ho rammentato al lettore <l’importanza della=”” sensazione=”” in=”” un’epoca=”” che=”” pratica=”” la=”” violenza=”” e=”” predica=”” l’ideale=””> 24) e ho costruito una teoria per tentar di dimostrare che se, crescendo i nostri bambini, sapremo conservare la vivezza delle loro sensazioni riusciremo a ricollegare azione e sentimento e anche la realtà e gli ideali. Allora l’idealismo non sarà più un’evasione dalla realtà, ma una semplice risposta alla realtà” 25) Nel testo, fondamentale tutt’oggi, ci dà conto degli studi di Ludwig Munz e Viktor Lowenfeld “ Dalle loro ricerche emergono due tipi artistici di applicazione generale ed affatto indipendenti dai fatti fisiologici della vista. Essi chiamano questi due tipi visivo e tattile ( haptic; dal verbo greco aptein). Il tipo visivo è ricollegabile al tipo empatico o integrato. Egli “parte da ciò che lo circonda” e dalla propria esperienza visiva estrae una rappresentazione sintetica della sua percezione occasionale. Il tipo tattile, d’altra parte, è soprattutto interessato a proiettare il suo mondo interno nell’immagine; e, nel caso del cieco, si tratta d’un mondo affatto interno di sensazioni tattili o addirittura viscerali. Il tipo tattile cerca perciò di creare una sintesi tra le proprie percezioni tattili della realtà esterna e le proprie esperienze soggettive.” 26) Lowenfeld, nato in Austria, a Linz, nel 1903, compì studi all’accademia di Belle Arti di Vienna. Nella stessa città si dedicò per molti anni allo studio dei problemi psicologici relativi alle attività espressive, particolarmente nei ciechi. Nel 1938 emigrato negli Stati Uniti, proseguì e sviluppò i suoi studi sull’educazione artistica. “Lowenfeld ha potuto dimostrare che i due tipi di rappresentazione non corrispondono necessariamente a diversi gradi di acutezza visiva.” 27) “Casi-limite, non rari, provano che, per il loro modo di attività creativa, alcune persone in pieno possesso delle loro facoltà visive devono essere classificate, coi ciechi, tra i “non visivi” e, inversamente, molti ciechi devono essere considerati tipi visivi” .28) “Sembra di poter concludere che, indipendentemente da ogni questione di cecità o di acutezza visiva, la natura dell’attività creativa dell’ individuo è ancora determinata dalle opposte attitudini verso la realtà esterna (…) Le importanti ricerche di Munz e Lowenfeld (…) dimostrano chiaramente che nei disegni dei bambini abbiamo a che fare con due tipi distinti, dovuti a diverse intenzioni da parte del soggetto. Benché l’osservazione sia stata fatta su bambini deboli di vista o ciechi, è importante ricordare che Lowenfeld prova che la distinzione è universalmente valida e può essere applicata (…) al fenomeno dell’arte in generale. Se il tipo visivo e i suoi concetti si sviluppano in un insieme percettivo .. Il tipo tattile, d’altro canto, <è anzitutto connesso con le sensazioni del corpo e con lo spazio reale circostante>. L’artista tattile è innanzi tutto collegato, non con un oggetto del mondo esterno, ma col suo mondo interno di sensazioni e sentimenti. Un tale tipo non è necessariamente cieco o debole di vista; semplicemente, non usa i suoi occhi” 29) . “Quanto più l’esperienza ottica perde influenza, tanto minore diventa l’importanza dell’occhio come intermediario del concetto. Alla stessa stregua l’importanza dell’ambiente circostante diminuisce e l’esperienza si circoscrive sempre più al processo che ha luogo nel corpo come un tutto unico: sensazioni fisiche, innervazioni muscolari, sensibilità profonde e i loro diversi effetti emozionali. Col diminuire dell’importanza del senso della vista, aumenta quello del tatto come intermediario tra sensazione e concetto. La percezione tattile implica 9 perciò una sintesi tra la sensazione tattile della realtà esterna e le esperienze soggettive che appaiono così strettamente legate con l’esperienza del proprio io”30) Nel testo “Creatività e sviluppo mentale” , pubblicato postumo a cura del co-autore W. Lambert Brittain, Lowenfeld si raccomanda affinché la didattica si accordi a queste due tipologie perché “uno stimolo sarà efficace solo se comprenderà contemporaneamente sensazioni aptiche ed esperienze visive” 31)
MOMENTI TOCCANTI
Nell’ambito della iniziativa “Mani che leggono: i libri tattili illustrati”, svoltasi il 5 marzo 2011 presso la Biblioteca Multimediale “Biblionet”, Ponte San Giovanni, Perugia, ho avuto l’opportunità di presentare una relazione, della quale questo testo dà ampiamente conto, e di proporre un laboratorio,rivolto ad educatori, insegnanti, studenti e genitori, dal titolo: “Momenti toccanti: autobiografie tattili”. Da più di trenta anni propongo laboratori che hanno come tema il rapporto fra mondo interno e materiali espressivi. Nel corso del tempo ho incontrato bambini, adolescenti, anziani, persone con specifiche patologie, o in particolari momenti della loro esistenza, adulti in percorsi formativi specialistici e in situazione di marginalità. Nello specifico, il laboratorio “Momenti toccanti” ha accolto i partecipanti con materiali particolarmente tattili proposti su un lungo tavolo. Ciascuno era invitato a bendarsi e a fare un giro, aiutato da un compagno del gruppo non bendato, per riempire un sacchetto di materiali interessati, significativi. E ci volevano: dovevamo costruire una autobiografia tattile! Una volta scambiatisi di ruolo, ciascuno aveva il suo mucchietto di materiali. Ed ecco libri cartonati dai formati più diversi, con aperture e sorprese, rilegature, titoli, e parole scritte a commento più che esplicative, evocative. La messa in comune, volontaria e mai obbligatoria, è stata fatta ad occhi chiusi, consentendo al gruppo di toccare i propri libri, e a cuore aperto, condividendo il materiale più prezioso, qui rappresentato con quelli più poveri: la nostra vita, la sua storia.
1) Su Benedetta: Vergine, Lea, L’altra metà dell’avanguardia. 1910-1940. Pittrici e scultrici nei movimenti delle avanguardie storiche, Milano, Gabriele Mazzotta editore, 1980.
2) In: “Il Futurismo”, n. 11, 11 febbraio 1925, Milano
3) “Bruno Munari, Opere 1930-1986”, Milano, Palazzo Reale 11 dicembre 1986-1 marzo 1987, Milano, Electa, 1986.
4) Munari, Bruno (a cura di), I laboratori Tattili, Bologna, Zanichelli, 1985.
5) Idem.
6) Munari, Bruno (a cura di), I laboratori Tattili, Bologna, Zanichelli, 1985.
7) Restelli, Beba, Giocare con tatto. Per una educazione plurisensoriale secondo il metodo Bruno Munari, Milano, Franco Angeli, 2002.
8) Kolar, Jiri, Collages, con uno scritto di Angelo Maria Ripellino, Torino, Einaudi, 1976.
9) alcuni esempi in: Kolar, Jiri, ottobre-novembre 1989, catalogo della mostra, Galleria Tega, Milano.
10) crf.: www.archiviojirikolar.it
11) Idem.
12) “Il non libro. Bibliofollia ieri e oggi in Italia” (a cura di Mirella Bentivoglio), catalogo della mostra, Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, Palermo, 24 gennaio – 20 febbraio 1985, Roma, De Luca editore, 1985.
13) Idem.
14) visibili in: “Elisabetta Gut, Semi e segni. Seed and signs”, catalogo della mostra, 03 ottobre-03 novembre 2009, Roma, Galleria Cortese & Lisanti.
15) “Le mani guardano”, catalogo della mostra, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma 24-IX/ 2- XI- 1980, Roma, De Luca Editore, 1980.
16) Luciani, Tiziana, La relazione d’aiuto attraverso l’arte terapia, Ancona, Centro H, 2008.
17) Su Schwitters: Richter, Hans, Dada. Arte e antiarte, Milano, Gabriele Mazzotta, 1966.
18) Su Schwitters: Orchard, Karin, “Kurt Schwitters”, catalogo della mostra, Milano, Padiglione d’arte contemporanea, 2002, Milano, Mazzotta, 2002.
19) Su Cornell: McShine, Kynaston, (a cura di) Joseph Cornell, catalogo della mostra, Firenze, Palazzo Vecchio, Sala d’Arme, 6-VII/13-IX 1981, Firenze, Centro Di, 1981
20) L’autore ipotizza l’autismo di Cornell: Collins, Paul, Né giusto né sbagliato. Avventure nell’autismo, Milano, Adelphi Edizioni, 2005.
21) Un poeta per Cornell: Simic, Charles, Il cacciatore di immagini, Milano, Adelphi Edizioni, 2005.
22) Hillman, James, Intervista su anima, amore e psiche, a cura di Marina Beer, Bari, Laterza, 1983.
23) Read, Herbert, Educare con l’arte, Milano, Edizioni di Comunità, 1980.
24) Forster, E. M., Virginia Woolf, conferenza tenuta a Cambridge, 1942.
25) Read, Herbert, Educare con l’arte, Milano, Edizioni di Comunità, 1980.
26) Idem.
27) Idem.
28) Lowenfeld, Victor, La natura dell’attività creatrice, Firenze, la Nuova Italia,1977.
29) Read, Herbert, Educare con l’arte, Milano, edizioni di Comunità, 1980.
30) Lowenfeld, Victor, La natura dell’attività creatrice, Firenze, la Nuova Italia,1977.
31) Lowenfeld, Victor, Brittain, W. Lambert, Creatività e sviluppo mentale, Firenze, Giunti, 1967.